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Vandalismo alla sezione PD di Casarano: strappato il simbolo della pace

Un gesto che ferisce la convivenza civile e alimenta il clima di odio politico in città

dalla Redazione
Foto PD Casarano (facebook)

Un episodio preoccupante di vandalismo ha colpito la sezione “Donato Metallo” del Partito Democratico di Casarano. È stato strappato il simbolo della pace che decorava la vetrata della sede, un gesto che va oltre il semplice atto di danneggiamento.

Quando la politica si trasforma in ostilità

Il Partito Democratico locale ha denunciato pubblicamente l’accaduto, sottolineando come questo rappresenti il risultato di un clima avvelenato dalla contrapposizione ideologica. Non si tratta soltanto di un danno materiale, ma di una metafora preoccupante: la rimozione di un simbolo universale di pace da una sede politica riflette lo stato di deterioramento del dibattito pubblico.

La sezione ha evidenziato un problema più ampio che caratterizza il dibattito contemporaneo: “È il risultato – commentano dal Pd – di un clima avvelenato, alimentato anche da chi, invece di promuovere il dialogo, preferisce la contrapposizione. Anche l’uso scorretto dei social, quando leoni da tastiera offendono gratuitamente e ingiuriano un partito politico anche ai limiti di una denuncia, non aiuta. Quando la politica si trasforma in odio personale, perde senso e dignità”.

La voce della pedagogista: “La pace non si strappa, si ricostruisce”

Il pedagogista Fernando Parrotto Rizzello ha commentato l’episodio con una dichiarazione che tocca il cuore della questione civile e democratica. Parrotto si dichiara profondamente colpito dal gesto vandalico, definendolo “vile” ma riconoscendone il significato simbolico ben più ampio di una semplice ragazzata.

“Un atto piccolo solo in apparenza, ma che pesa enormemente sul senso di civiltà e di rispetto che dovrebbe unirci tutti, al di là delle idee, delle convinzioni politiche, delle differenze”, sottolinea il pedagogista, che individua nella capacità di rispettare la diversità il vero fondamento di una comunità consapevole.

Secondo Rizzello, la forza di una società civile risiede nella capacità di ascoltare ciò che non si condivide, di riconoscere dignità a ogni voce che si esprime senza odio. Un monito particolarmente rilevante in un contesto dove il dissenso rischia di trasformarsi in violenza verbale e simbolica.

Il richiamo alla democrazia autentica

Il pedagogista ribadisce con fermezza che “il rispetto non è un’opzione: è il fondamento di ogni società che voglia chiamarsi civile”. Una affermazione che suona come un’urgenza educativa nei confronti di chi crede che la contrapposizione politica legittimi comportamenti aggressivi e vandalici.

Rizzello propone una visione alternativa, radicata nella convinzione profonda che le idee debbano fronteggiarsi con il pensiero, non con la violenza. “Continuo, imperterrito, a credere che ogni gesto ostile possa essere disarmato dalla coerenza e dalla fermezza di chi crede davvero nella democrazia”, afferma, tracciando una linea netta tra il confronto democratico legittimo e la violenza, anche simbolica.

Un messaggio di speranza e resistenza civile

Il messaggio conclusivo di Rizzello è una dichiarazione di principio: “La pace – nonostante tutto – non si strappa. Si ricostruisce. E sventola più forte di prima”. Una affermazione che va oltre la contingenza dell’episodio casaranese e rappresenta un appello universale alla resistenza democratica.

Ma il pedagogista aggiunge un’ultima precisazione importante, quasi un monito verso chi potrebbe tentare di minimizzare l’accaduto: “Vi prego, non banalizziamo con ‘sarà una ragazzata’”. Un invito a non scaricare di significato politico e civile un gesto che, per quanto materialmente limitato, esprime una deriva culturale preoccupante.

Un monito per la qualità della democrazia

L’episodio di Casarano non è un semplice fatto di cronaca locale. È un indicatore dello stato di salute della nostra convivenza democratica. Quando la politica perde la sua funzione di dialogo e diventa strumento di odio personale, democrazia e dignità civile ne escono gravemente compromesse.

La lezione che emerge è che la democrazia non si difende con gli slogan, ma con la coerenza quotidiana, con il rifiuto di ogni forma di violenza – anche quella simbolica – e con la determinazione di chi non abbassa mai la guardia sulla qualità del confronto civile.