
I lettori sanno che dietro ogni libro ci sono mille natività di pensieri, come vivere innumerevoli storie senza neanche spostarsi dalla propria “mangiatoia”. Leggere è una pratica affascinante da ogni punto di vista, anche per il meccanismo che ci consente di farlo, affinato in secoli di evoluzione e susseguirsi di Natali.
Per praticare una pur semplice lettura, infatti, i nostri occhi saltellano sulla pista di sillabe e il nostro cervello anticipa, presume, costruisce un discorso come fosse proprio, sebbene sia scritto da altri: è un atto di curiosità, fiducia ma soprattutto anticipazione.
Noi umani viviamo da precoci tutte le volte che ci è possibile, almeno tante quante siamo in ritardo, rientra nella nostra peculiare biodiversità.
Ci piace fare il bagno a Pasquetta, sentirci grandi in “appena pubertà”, contare sino a 30 a 2 anni, mangiare le fragole a marzo..siamo fatti così e talvolta, ma solo talvolta, è un merito.
Avete presente gli addobbi natalizi di fine ottobre?
Tutti gli anni si anticipa un po’ e vogliamo pensare che non sia né marketing né mercato, solo impazienza! Natale poi, è un periodo a sé, come le olimpiadi greche: tregue difficili, fair play ad ogni costo, generosità, fasto e pietà per l’infausto.
Quest’anno non si è smentito ma è stato biodifferente e forse ci ha messi alla prova: se lo spirito del Natale ha colto anche me vuol dire che è davvero un tempo particolare. Tempo rallentato, in cui a lavorare col fiato sul collo è stato solo il forno di casa. Le manine del mio apprendista pasticcere hanno creato una pozione meravigliosa che chiameremo Babbiscotto di Natale…
E’ una ricetta inventata che si candida a diventare la “nostra tradizione” e ha l’ambizione di partecipare ad un concorso di cucina che suona così “#nataleculitoi”.
Gli ingredienti sono dei trovatelli in dispensa (te li mei): i mandarini dell’orto di zio Paolo, il cioccolato di zia Silvia, le nocciole di nonna, il cacao che papà usa a colazione e poi… gli ingredienti biomagici della Drogheria dell’Ignoto (messaggio promozionale): farina, lievito per dolci, zucchero di canna, olio di semi.
La ricetta è un po’ approssimativa, tutta “ad occhio” e “quanto basta”. Frullata la scorza di mandarino e le nocciole..il resto è tutto insieme, abbracciato in casuali e amorevoli dosi…steso col mattarello che non sapevamo di avere e plasmata con formine di fortuna. Profumo di buono, di casa, di famiglia….di Natale.
L’omone barbuto e panciuto di rosso vestito…ha più che gradito! Avete sentito con quanto vigore quest’anno pronunciava quell’Ohohohooooooo?
Magia di un Natale più rosso che mai.