
Carissimo, ti racconto un fatto.
Domenica sera, in piena zona rossa e coi re Magi ancora in cammino, mi appresto, con tanto di autocertificazione, a spostarmi con l’auto fuori dal mio comune di residenza.
La vita continua, malgrado tutto e tutti! Regioni e calendari vengono dipinti in attesa di “tempi migliori”, ma non c’è modo di fermarla, a dettare i tempi è sempre lei: la realtà… neppure la morte si ferma ad aspettare.
In giornata era arrivata la notizia della salita al cielo della madre di un nostro amico e che era stato organizzata la recita del S. Rosario online, aiutati da una di quelle piattaforme in cui ci si può collegare e condividere parole, pensieri e persino preghiere coi propri amici. Il sacerdote che doveva guidare la recita si trovava a casa nostra (sempre lecitamente) e forte dell’aiuto tecnologico di mio figlio si era appena collegato.
Un poco dispiaciuto, per non poter essere parte di quel gesto, salgo in auto e … idea!
Prendo il cellulare, lo scollego dal Wi-Fi e accedo alla rete, gonfia dei “dati” che il mio gestore telefonico mi aveva regalato in occasione delle festività. Riesco a collegarmi anch’io e parto.
Guido e ascolto. Mi fermo, alzo l’audio e mi accorgo che dopo le mezze orazioni del prete, si odono in lontananza le flebili voci di mio figlio e di mia moglie che, facendo compagnia al prevosto, nella stessa stanza, ma lontani dal microfono, completano le preci. Alzo ancora di un paio di tacche il volume e riprendo a muovermi.
Qualche chilometro e poche manciate di Ave Maria ed ecco l’imprevisto: un “posto di blocco”.
La benemerita intima di accostare ed io lo faccio, con l’unica preoccupazione di vedermi allungare i tempi del viaggio e rischiare così di non rispettare il coprifuoco.
Indosso la mascherina, abbasso il finestrino, ma non distinguo le parole del militare. Allora mi giro verso il sedile di fianco e cerco di togliere l’audio del telefono.
– Mi dica …
– Patente e libretto …
– Mi scusi, provo ad abbassare il volume di sto’ coso … (ma quanto lo avevo alzato?)
– Faccia pure
Impacciato dalla mia cronica emotività, accompagnato dal mio parroco che non smetteva di recitar Pater Ave e Gloria in casa mia e nella mia auto, fra scontrini, tessere di ogni sorta e biglietti vari, finalmente trovo la patente e la porgo al carabiniere.
– Ma … cosa sta ascoltando … una messa?
– No, è un rosario
In poche parole, con la patente in mano, spiego la situazione … un poco strana
– Vada allora, vada, vada pure.
– Grazie
Questa era solo la premessa.
Il fatto che ti volevo raccontare, che mi è accaduto quella domenica sera è che … mi sono commosso.
Fino al Salve Regina ed anche oltre, ho pensato a quel giovane in divisa, a quel suo: “vada, vada pure”. Ho pensato al suo giudizio su quel che aveva visto, a cosa avrà raccontato al collega.
Il fatto è … che mi sono commosso per lui … per il fatto in sé … e perché me ne stavo accorgendo.
La realtà non aspetta, non si ferma mai, nemmeno ad un posto di blocco.
Auguro a te, a me e a tutti quanti, un anno pieno di realtà vissuta e di commozione. Buona vita.